L’Africa in miniatura

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Meno noto rispetto ad altri Paesi africani, il Camerun si trova in Africa centrale e si affaccia sul Golfo del Biafra. L’arrivo a Yaoundé, la capitale, o a Douala, seconda città e principale porto, può essere sorprendente per il viaggiatore che per la prima volta visita il Paese.

Dapprima la terra: il calore fisico che emana, che sia durante la stagione secca o la stagione delle piogge; il colore rosso ruggine che macchia inesorabilmente i vestiti e le scarpe; l’odore che ricorda il ferro, ma anche l’ananas e la papaya.

Poi la luce del sole e l’umidità nell’aria, soprattutto nel dipartimento del Litorale, sulla costa, in direzione di Limbé o di Kribi.

E per finire l’immensità degli alberi e la vastità delle foreste. La natura in Camerun quasi ti schiaccia, è onnipresente, anche a ridosso delle grandi metropoli e dei centri abitati più importanti. Che sia il Grassfield ad ovest, la foresta pluviale equatoriale nella zona costiera o la savana dell’Adamaoua, la natura ti dice: “Guardami!”. E tu la guardi, immobile davanti a tanta bellezza.

Se si ha la fortuna di viaggiare nel Paese, si noterà immediatamente che la diversità è all’ordine del giorno. Non a caso il Camerun viene chiamato “L’Africa in miniatura”: più di 200 etnie lo popolano e lo arricchiscono di lingue, culture, tradizioni. La convivenza tra le diverse popolazioni non è sempre semplice, ma si può affermare senza ombra di dubbio che il processo interculturale è in corso da tempo immemore, da quando – ancor prima dei portoghesi, dei tedeschi, degli inglesi, dei francesi – c’erano i Pigmei nel Neolitico, i Sao, i Kanuri, i Bamileke, i Bamun, i Tikar, il regno Mandara.

L’arte risente di tutte queste influenze, ma si caratterizza anche per specificità proprie di ogni etnia che si ritrovano nella scelta di determinati colori, materiali, soggetti.

Il Camerun è un Paese giovane che ha voglia di crescere, di emanciparsi e di autodeterminarsi. Il Paese è indipendente dal 1960 e nel 1961 ha eletto il suo primo Presidente, Ahmadou Ahidjo, un fulani francofono; nonostante ciò l’influenza della Francia è ancora molto forte, sia dal punto di vista economico e politico sia dal punto di vista culturale. I giovani e le giovani camerunensi hanno voglia di studiare e di contribuire allo sviluppo del Paese, investendo tempo, denaro e risorse nelle loro comunità. Noi li vogliamo sostenere, perché il loro sogno è un anche il nostro.